30 giugno 1908, ore 7,17: un oggetto infuocato saetta nel cielo sereno della Siberia.
LA SCENA è in Evenkia, Siberia Centrale, nelle grandi foreste della taigà a Sud del Circolo Polare Artico. Alle 7 e 14 minuti del 30 giugno 1908, sul bacino del fiume Podkamennaja Tunguska apparve improvvisamente nel cielo una colonna fiammeggiante proveniente da sud-est: una palla di fuoco accecante come il Sole discese silenziosamente finchè, a circa 8 chilometri di quota, si verificò un'immane esplosione. La foresta venne rasa al suolo per oltre 2000 chilometri quadrati, con 60 milioni di alberi privati dei rami e sparsi per terra allineati tra loro, ad indicare la direzione dell'onda d'urto. L'energia dell'esplosione, che fu rilevata da sismografi e barografi a migliaia di chilometri di distanza e causò anche forti disturbi magnetici, venne stimata intorno ai 10-50 Megaton, oltre mille volte la bomba di Hiroshima. Se non ci furono vittime, fu soltanto perchè, per fortuna, la regione era quasi disabitata: l'intera Evenkia, vasta più di due volte e mezzo l'Italia, contava nel 1995 solo 21.000 abitanti (e molti di meno nel 1908). Il luogo dell'esplosione era così difficile da raggiungere che venne esplorato per la prima volta da una spedizione organizzata dallo scienziato russo Leonid Kulik solo nel 1927.
Tutte le testimonianze raccolte nei decenni successivi indicarono che la causa dell'esplosione era stata la caduta di un corpo celeste, con un diametro fra i 50 e i 100 metri e dotato di una velocità di alcune decine di chilometri al secondo rispetto al nostro pianeta. Ma c'erano delle evidenti stranezze. Come mai sul terreno non si trovava un grosso cratere, simile al Meteor Crater dell'Arizona, formato circa 50.000 anni fa da un proiettile celeste di dimensioni analoghe? E come mai non fu possibile rintracciare meteoriti, neppure in piccoli frammenti, nonostante le molte accurate ricerche? Fino a pochi anni fa, il corpo celeste all'origine dell'esplosione di Tunguska sembrava essere svanito nel nulla. Solo di recente sono stati analizzati in laboratorio campioni estratti dalla resina degli alberi sopravvissuti alla catastrofe, raccolti da una spedizione di fisici dell'Università di Bologna, su suggerimento del professor M. Galli. Questo esame ha mostrato che molte particelle microscopiche incorporate nella resina risalente all'anno 1908 hanno una probabile origine extraterrestre. Ma anche così, la completa assenza di resti macroscopici resta un enigma.
Negli anni Cinquanta, queste stranezze indussero alcuni ricercatori a proporre ipotesi fantascientifiche: non si era trattato forse di un'esplosione nucleare, magari causata da un'astronave aliena caduta in avaria sulla Terra? Per quanto affascinante, la quasi totalità degli scienziati escluse questa ipotesi data la completa assenza di residui di radioattività in tutta la zona devastata dall'esplosione (anche se qualche voce isolata ha ancora difeso questa idea alla recente Conferenza di Krasnojarsk, dedicata al novantesimo anniversario dell'evento).
A partire dagli anni Settanta il dibattito si è incentrato piuttosto sull'alternativa cometa-asteroide: soprattutto fra i ricercatori russi, veniva preferita l'ipotesi di una mini-cometa, che si riteneva potesse essere friabile e ricca di composti volatili, a differenza degli asteroidi rocciosi e metallici, come quello che aveva formato il Meteor Crater e quelli da cui provengono le meteoriti.
Oggi gli astronomi ne sanno molto di più rispetto a qualche decennio fa sul ruolo degli impatti extraterrestri nella storia del nostro pianeta. L'esplorazione della Luna e di molti altri pianeti e satelliti naturali ha mostrato che l'urto con corpi interplanetari vaganti, e la conseguente formazione di grandi crateri, è un evento relativamente comune nel sistema solare. Diciotto anni fa una nuova scoperta ha indicato che sulla Terra i maggiori tra questi impatti hanno probabilmente causato vere e proprie catastrofi climatiche ed ecologiche, come quella che 65 milioni di anni fa provocò l'estinzione in massa dei dinosauri e di circa i due terzi delle altre specie viventi. L'indizio decisivo era poco evidente ma convincente per gli scienziati: nel sottile strato di argilla che su tutta la Terra segna il confine temporale fra l'epoca dei dinosauri (il Cretaceo) e quella successiva (il Terziario) si trovava una quantità anomala di iridio, elemento chimico raro nella crosta terrestre ma relativamente abbondante nelle meteoriti. All'inizio degli anni 90 la scoperta dell'enorme cratere di Chicxulub (circa 200 chilometri di diametro), sepolto sotto un chilometro di sedimenti fra lo Yucatan e il Golfo del Messico e di età pari proprio a 65 milioni di anni, ha fornito un argomento decisivo a favore del rapporto di causa ed effetto tra i grandi impatti e le catastrofi climatiche ed ecologiche nella storia della Terra.
Se l'iridio era stato la chiave per decifrare l'estinzione dei dinosauri, molti ricercatori pensarono che forse esso poteva risolvere anche l'enigma di Tunguska. Negli ultimi dieci anni, quindi, in molti laboratori sono state realizzate analisi chimiche, sia di particelle raccolte sul luogo dell'esplosione, sia degli strati di ghiaccio polare formatisi intorno all'anno 1908. Risultati? Ancora una volta, stranezze e contraddizioni. Alcuni ricercatori hanno rilevato un eccesso di iridio (e di altri elementi rari) in particelle di torba raccolte nelle paludi della Tunguska; altri non hanno rilevato alcuna anomalia significativa. I dati sui ghiacci antartici hanno mostrato discrepanze di un fattore 20 fra le diverse misure. Ed è recente la pubblicazione di un lavoro di un gruppo di scienziati danesi che ha analizzato i ghiacci della Groenlandia: qui non è stata trovata alcuna traccia di un'abbondanza anomala di iridio corrispondente all'anno 1908.
Come si spiegano queste contraddizioni? Nell'estate del 1996 il problema è stato a lungo dibattuto in un workshop tra un centinaio di studiosi sia russi che occidentali, organizzato dall'Università di Bologna, ma le opinioni sono ancora discordi. Una possibilità è che il materiale extraterrestre ricco di iridio non si sia diffuso su tutta la Terra, ma sia ricaduto solo nella zona dell'esplosione. Questa spiegazione però è in contrasto con l'alta quota dedotta per l'esplosione stessa, e con gli effetti atmosferici (per esempio i tramonti dai colori inusuali) che furono registrati nel 1908 anche in zone molto lontane. Più plausibile è forse l'idea che il proiettile di Tunguska fosse un corpo celeste particolare: un frammento di cometa formato quasi integralmente da ghiacci, oppure un grosso meteorite proveniente dalla crosta di un asteroide dotato di un nucleo metallico, in cui si sarebbe concentrato quasi tutto l'iridio. Dopo tutto, sul nostro pianeta vi sono parecchi grandi crateri da impatto in corrispondenza dei quali non è stata trovata alcuna abbondanza anomala di iridio.
Quanto sono frequenti gli eventi come quelli di Tunguska? Le stime sia osservative sia teoriche presentate a Bologna da Eugene Shoemaker (purtroppo scomparso l'anno scorso) e da uno degli scriventi (P. F.) concordano entro un fattore tre. In media un impatto di questo tipo si verifica ogni 100-300 anni. Va sottolineato però che si tratta solo di una media: niente impedisce che gli impatti avvengano anche a intervalli più brevi (o più lunghi). Gli effetti dipendono naturalmente da dove si verifica la collisione: se essa avvenisse sul cinque per cento della superficie terrestre dove la densità di popolazione è relativamente elevata, o anche in una zona marina ma vicina alle coste (su cui arriverebbe un violento maremoto, o tsunami) le vittime potrebbero essere numerose. E almeno per ora, data la debole luminosità dei corpi interplanetari di questo tipo quando non sono molto vicini alla Terra, sarebbe molto improbabile che il "proiettile" fosse scoperto in anticipo, in modo da poter prevedere l'impatto ed evacuare la zona in pericolo.
Nel luglio 1999 il Dipartimento di Fisica dell'Università di Bologna, assieme a ricercatori dell'Istituto di Geologia Marina del CNR (Bologna) e dell'Osservatorio Astronomico di Torino, ha condotto una spedizione scientifica sull'altopiano di Tunguska, con 25 partecipanti e una durata di due settimane. Scopo della spedizione è stato di effettuare un'esplorazione sistematica nei dintorni del sito, al fine di cercare di stabilire la natura del corpo la cui esplosione devastò la taigà. (http://www-th.bo.infn.it/tunguska/)
In particolare, è stato condotto uno studio dei sedimenti del lago Ceko, lontano pochi chilometri dall'ipocentro dell'esplosione; sono programmate ricerche magnetometriche, radar e fotografiche; verrà fatta una nuova ricerca di frammenti del corpo cosmico, che potrebbero essere precipitati prima dell'esplosione; durante i viaggi aerei di andata e ritorno e durante la permanenza nella Riserva Naturale di Tunguska è stata monitorata la radiazione ambientale.
Lago Ceko
Hanno fatto seguito altre missioni, una nel 2002, che hanno ufficializzato l'ipotesi del Lago Ceko, e nel luglio 2007 è stata diffusa la notizia del probabile cratere, anche se da studi incrociati risulterebbero sedimentazioni di 5000 anni fa... siamo da capo?
La ricostruzione modellistica del cratere tanto cercato
per quanto riguarda l'ipotesi antimateria credo che qualche "ostacolo" (atomi di materia) l'avrebbe incrociato prima di arrivare così vicino alla superficie..
____________ Colonia folignate in terra fiorentina..
Un ottimo periodo creativo Marvel, non c'è che dire.
Una volta ho letto una spiegazione strana per questo evento... un atomo di antimateria incontrato per caso dal nostro pianeta. Che ne pensate?
Bhè, grazie Luisi', ma non è tutta farina del mio sacco, ho attinto quà e là per trovare informazioni, anche perchè altrimenti non avrei avuto tempo di approfondire da solo.
____________ "La mente è come un paracadute. Funziona solo se si apre" - Albert Einstein
Al fine di facilitare una più attenta analisi dei fatti, abbiamo ritenuto utile catalogare le numerose ipotesi affinchè possiate avere un quadro complessivo della casistica.
IPOTESI COMETARIA
Nel 1978 l’astronomo cecoslovacco Lubor Kresak rilanciava l’ipotesi cometaria, asserendo che l’ordigo di Tunguska altro non era che un pezzo staccatosi dalla cometa Encke. Si sarebbe trattato dell’esplosione del nucleo radioattivo di una cometa.Ma ben presto approfonditi studi confutarono questa ipotesi. Il ritrovamento nel 1987 di un frammento si iridio sarà la prova che scarterà definitivamente tale teoria..
IPOTESI METEORICA E ASTEROIDEA
L’ipotesi che a tuttoggi convince di più, sorretta da numerosi studiosi, sarebbe quella che identificherebbe l’oggetto in questione con un asteroide di natura rocciosa, grande come un grattacielo del peso di circa 1milione di tonnellate, ma poco compatto. La sua scarsa compattezza sarebbe stata alla base della sua esplosione a qualche centinaio di metri dalla superficie. Secondo questa teoria l’asteroide viaggiando ad una velocità di circa 15 km/s sarebbe penetrato all’interno dell’atmosfera terrestre e sottoposto alla resistenza dell’aria si sarebbe frantumato, a questo punto una volta decelerato si sarebbe riscaldato fino a raggiungere i 30.000 gradi Kelvin. L’enorme calore prodotto avrebbe provocato l’incendio della foresta e l’immane onda d’urto, stimata in termini di pressione intorno ad 1 tonnellata/mq, che avrebbe abbattuto gli alberi, e quant’altro siparò sul suo cammino, lasciando al suolo un’orma ‘a farfalla’ di 2150 kmq di terra devastata.
L’enorme fungo sarebbe stato responsabile dell’esplosione captata dai sismografi e della segnalazione, sui magnetometri russi, di un momentaneo ’secondo polo nord’, a Tunguska. Con questa ipotesi si spiegherebbe anche perchè alcune chiazze chiazze di vegetazione siano rimaste quà e là intatte. Merito delle nuvole a pecorelle, che avrebbero protetto alcuni sprazzi di terreno dal rogo irradiante, che si alimentava dell’azoto atmosferico, ossidato dalle alte temperature.
Il ritrovamento nel 1987 di un frammento di iridio (metallo particolarmente presente nei meteoriti), sembrò essere una conferma delle ricerche dello studioso croato Korado Korlevic, che partecipò alla spedizione internazionale del 1990 ed autore del libro “Tunguska Risolto”. Oltre all’iridio, nella zona prossima all’epicentro, furono trovate anche delle piccole sferette vetrose, come documentò nel settembre del 1986 Il National Geographic, anche questi frammenti “indicavano che si era trattato di un evento meteorico”. “Piccolissime sferule vetrose con diametro compreso tra pochi micrometri ed un millimetro, somigliavano molto alle Tectiti; tuttavia di meteoriti non se ne trovò mai traccia”, scriverà la rivista “L’astronomia” nel novembre 1992.
Nessun meteorite, nessun cratere, insomma troppe lacune….per questa teoria che sembra spiegare solo in parte cosa successe; una ipotesi teoricamente valida, ma che non lo è altrettanto dal punto di vista pratico!
BUCO NERO
Nel 1973 J. Ryansi ipotizzò che la catastrofe di Tunguska fosse da imputare ad un mini-buco nero, che avrebbe attraversato la Terra. Questa bizzarra ipotesi, tra l’altro, inverificata, non fu mai presa sul serio, visto e considerato che un buco-nero, anche se di piccole dimensioni avrebbe generato danni assai più grandi!
ANTIMATERIA
Ma c’è anche chi avrebbe ipotizzato, alla luce della scoperta dell’animateria, che l’esplosione sarebbe avvenuta a causa di una quantita’ appunto di antimateria compresa tra i 300 grammi e 5 tonnellate, con un diametro compreso tra i 4 e i 100 cm.
La teoria sull’antimateria ci dice che nel caso in cui della MATERIA incontrasse dell’ANTIMATERIA si andrebbe incontro ad annichilazione, la quale produrrebbe una quantità di energia esplosiva impressionante. Ma il problema di questa teoria consiste essenzialmente nel fatto che se ciò si fosse davvero verificato, l’Antimateria cosmica si sarebbe dovuta annichilire già a contatto con la materia presente negli strati alti dell’atmosfera.
IL RITORNO DELLA CODA MAGNETICA TERRESTRE
L’ipotesi secondo cui i danni provocati nella zona di Tunguska erano imputabili ad un fenomeno fisico noto come ritorno o contraccolpo della coda magnetica terrestre, fu scartata come poco probabile in seguito, alle segnalazioni di alcuni testimoni oculari, che giuravano di aver visto un oggetto luminoso attraversare il cielo.
LA TEORIA DELL’AGENZIA NOVOSTI
Secondo quanto reso noto dall’agenzia di stampa Novosti il 20 settembre 1989, il bolide di Tunguska sarebbe stato un piccolo meteorite caduto in un giaciemnto ricco di gas condensato, trovato dai geologi sotto il bacino di un fiume locale. Il ruolo svolta dal meteorite sarebbe stato quello di un grande fiammifero acceso che a contatto con il gasdotto avrebbe dato luogo ad una esplosione di dimensioni apocalittiche. Ma la probabilità in termini statistici che ciò si sia verificato è veramente molto remota.
IPOTESI ALIENA
E’ la seconda ipotesi più accreditata dopo quella meteorica, essa fu proposta intorno al 1946 dall’ingegnere sovietico Alexander N. Kazantzev, e ripresa inseguito anche da T.Atkis e J.Baxter nel ‘76 ne “Il fuoco venuto dal cielo” e, nell’ ‘84, dall’accademico Vassiliev.
Secondo l’interpretazione di questi studiosi, ciò che precipitò nella zona di Tunguska non fu un meteorite, bensì un oggetto volante non identificato guidato da entità intelligenti. Il mezzo volante secondo questa teoria sarebbe stato alimentato da poteti motori che sfruttavano energia nucleare, nel 1959, il prof. Felix Zihgel, dell’Istituto di Aviazione di Mosca confermò tale ipotesi.
Alla luce delle testimonianze di coloro che videro quanto precipitò sui cieli di Tunguska, numerosi ricercatori si ritengono convinti che il mezzo esploso fosse stato sicuramente artificiale, esso infatti aveva una forma a cilindro allungato e si ristringeva alle estremità, inoltre la sua velocità stimata secondo quanto visto dai testimoni, non avrebbe superato i 2500 km/h, una velocità troppo bassa per un oggetto proveniente dallo spazio. Se ragionando per assurdo, un meteorite si fosse introdotto nella nostra atmosfera a quella velocità sarebbe dovuto essere così grande da oscurare il cielo. A detta dei testimoni inoltre l’oggetto avrebbe eseguito una serie di manovre per così dire “intelligenti”mutando rotta più volte durante la discesa e descrivendo un arco di circa 600 Km.
Nel letto del fiume Vashka, lungo la traiettoria dell’oggetto, fu trovato non molto tempo fa, un frammento metallico brillante dalle curiose proprietà, esso ad esempio quando veniva sfregato fortemente, produceva scintille. Il frammento fu analizzato dal Dott. Valentin Fomenko, laureato in Scienze Tecnologiche e membro della Commissione sui Fenomeni Anomali. Le dichiarazioni che egli riporto a seguito delle analisi furono che il frammento in questione era costituito da un insieme di elementi rari (sulla Terra!): 67,2 % di cerio, 9% di neodimio, 10,9% di lantanio e solamente dello 0.04 % di uranio e molibdenio. Alcuni di questi elementi citati, come ad esempio i primi tre, sono assolutamente rari, figuriamoci se aggregati in un oggetto di forma assolutamente regolare. Inoltre, l’oggetto non possedeva, nella sua struttura, atomi di ossigeno e non presentava traccia di ossidazione, cosa impossibile in oggetti terrestri. Infine, qualsiasi fusione di elementi rari ottenuta sulla Terra presenta tracce di sodio e calcio. In questo oggetto ritrovato non c’è traccia dei due elementi! L’analisi mostra una struttura cristallina sconosciuta, o meglio, questa struttura cristallina composta da poche centinaia di atomi, sulla Terra si conosce solo teoricamente e si suppone che per ottenerla occorra una compressione a bassa temperatura e a decine di migliaia di atmosfere. L’analista, pertanto, concluse, a ragione, che tale oggetto, decisamente, aveva una origine artificiale non terrestre!
E’ possibile che quell’oggetto sia stato parte di un veivolo extraterrestre schiantatosi proprio nella zona di Tunguska? Non possiamo saperlo con certezza, ma nulla è da escludere!
E’ il 30 Giugno del 1908 quando alle 7:14 dell’ora locale un oggetto infuocato di imprecisata velocità, squarcia il sereno cielo siberiano e si schianta nella taiga. La sua potenza distruttrice genera un’esplosione pari a 12 megatoni (5 X 10 alla 16 J), vale a dire mille bombe di Hiroshima. Una forza invisibile schiaccia e abbatte tutti gli alberi in un raggio di 770 miglia, accanto al fiume Tunguska, abbattuti e rovesciati con le radici completamente fuori dal terreno. Le poche piante che si salvano, squarciate e bruciate, restano a disegnare un paesaggio spettrale.
Le temperature sviluppate intorno ai dalla violenta esplosione (intorno ai 15000 gradi Kelvin) determinarono la distruzione di interi branchi di renne. All’ esplosione termica iniziale seguono violentissime onde d’ urto, una tempesta infuocata ed una pioggia nera che contaminò il territorio per centinaia di miglia.
La scossa sismica che ne derivò fu registrata negli osservatori di Mosca, Parigi, Londra e perfino Washington, dall’ altra parte del globo. Una gigantesca colonna di fuoco si alzò nel terso cielo azzurro, raggiungendoun’ altezza tale da rendere visibile la sua luce accecante agli sbigottiti siberiani distanti centinaia di miglia.
I bagliori furono visibili anche in Europa e Asia, tanto che un golfista Inglese scrisse sul Times di aver potuto quella sera tranquillamente leggere un libro a l’una di notte.
Il boato dell’esplosione fu udito fino a 200 chilometri dall’ epicentro. l khan (sindaco) di Vanavara, l’unico villaggio nei pressi, a 80 km, mandò degli esploratori a vedere cosa fosse accaduto alle renne al pascolo in quella regione. Tornati, questi racconteranno storie di morte e distruzione tali che l’intiera zona divenne in breve tempo tabù.
Ma quale evento avrebbe generato una tale catastrofe? Le prime risposte a questa domanda arrivarono dopo ben 19 anni dalla data dell’evento, questo perchè nel frattempo la Russia stava attraversando una complicata situazione politica (la fine della guerra russo-nipponica, rivoluzioni, brigantaggio), e per questo motivo i fatti di Tunguska non rappresentarono una preoccupazione prioritaria.
Ma a quanto pare i governi non furono gli unici a non dare importanza al fenomeno, tant’è che perfino nei giorni a ridosso della catastrofe nessuno ne parlò, furono spese solo poche righe su alcuni giornali locali. Uno di questi, il ‘Sibirskaya Zhizn’ proponeva una ipotesi meteorica del fenomeno. Fu prorpio leggendo tale quotidiano che il ricercatore scientifico Leonid Kulik, si mise a capo di una spedizione per conto dell’Accademia delle Scienze Russa, per far luce sull’accaduto. Una volta giunto sul posto, quello che si parò davanti agli occhi dell’incredulo Kulik fu uno scenario apocalittico, non vi era infatti più traccia della foresta che avrebbero dovuto trovarvi, vi erano solo arbusti divelti e carbonizzati nell’area di almeno 2200 km quadrati. Ma nonostante anni di ricerche e inutili scavi nelle torbiere del monte Stojkoviched, il drenaggio dei laghetti della Palude Sud, Kulik non riuscì mai a trovare nessuna traccia del cratere che il metorite di ferro-nichel alla base della sua teoria, avrebbe dovuto lasciare. Per spiegare l’assenza di tracce Kulik affermò che si sarebbe dovuto trattare non di un singolo meteorite, bensì di uno sciame,ma anche in questo caso non mancarono le smentite, infatti se così fosse stato, si sarebbero dovuti trovare almeno dei piccoli frammenti. Ma così non fu e con l’avvento della seconda guerra mondiale e della dittatura stalinista il mondo dimenticò l’enigma di Tunguska, almeno fino a quando lo scrittore di fantascienza e saggista sovietico ing. Alexander Kazantsev, propose attraverso una serie di articoli ed il libro “L’ospite dello spazio“, un ipotesi ufologica dell’impatto, molto singolare. Egli era fermamente convinto che data l’assenza di prove materiali di un impatto meteorico, quella dell’UFO crash fosse un ipotesi plausibile. Neanche a dirlo, nell’arco di breve tempo, numerose istituzioni tuonarono contro questa teorie giudicata assurda, e così l’Accademia delle Scienze russa decise di aprire nuove ed accurate indagini. Ma ancora una volta non fu trovato nulla di definitivo.
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E ti pareva che non era correlato all'effetto serra (sta volta nel ruolo di causa e non di effetto)
Comunque l'effetto serra c'entra sempre, e se non c'entra ce lo fanno entrare a forza!
L'effetto serra causato dal meteorite di Tunguska di un secolo fa?
Secondo la tesi di uno scienziato russo, il corpo celeste caduto nel 1908 sulla Siberia potrebbe aver scatenato una seconda catastrofe a scoppio ritardato i cui effetti sarebbero presenti ancora oggi
Ma quali gas di scarico, ma quale intervento umano: è colpa di una catastrofe astronomica, secondo lo scienziato russo Vladimir Shadurov, l'effetto serra che minaccia il clima terrestre. Shaidurov, direttore dell'Istituto scientifico russo di simulazione elettronica e membro dell'Accademia delle scienze, indica anche il momento e il luogo preciso della catastrofe a scoppio ritardato: la notte del 30 giugno 1908 nella taiga siberiana di Tunguska, uno dei più grandi misteri dello scorso secolo sul quale hanno speculato scienziati, scrittori di fantascienza, sceneggiatori di noti serial come l'americano X-Files.
In quella zona, ha spiegato Shaidurov, cadde un meteorite: probabilmente neanche troppo grande, ma che ebbe la disgrazia di precipitare proprio in una zona di giacimenti petroliferi e di gas, provocando un'esplosione la cui luce fu vista anche in Europa occidentale, secondo le relazioni dell'epoca.
Il gigantesco scoppio, continua lo scienziato, proiettò nell'atmosfera terrestre una enorme quantità di metano, contribuendo anche a sciogliere in parte i ghiacci eterni che ricoprivano la foresta di Tunguska, e a liberare così anche quel gas che vi era rimasto intrappolato. Nella parte alta dell'atmosfera terrestre, il metano ha incontrato lo strato di ozono, bruciandone una gran quantità e assottigliando gravemente lo schermo che protegge la Terra.
Un'onda dell'esplosione ha interessato parti dell'America del sud: ''E' come prendere un'anguria matura e colpirla forte: si danneggia non tanto nella parte colpita, quanto dal lato opposto", afferma Shaidurov.
Le prove? Sul fondo dell'Oceano a sud del continente americano, dove si è sviluppata una grande quantità di calore che ha innalzato la temperatura dell'acqua.
''A questo innalzamento - afferma lo scienziato russo - sono dovuti molti dei tifoni, cicloni e terremoti che devastano periodicamente l'intero continente americano".
I vapori acquei hanno portato anch'essi il loro contributo alla creazione dell'effetto serra: e le conseguenze del meteorite di Tunguska sono tutt’altro che esaurite. ''Il metano comincia a uscire anche dalla zona del lago Baikal, e a nord della regione di Krasnoiarsk e Tomsk (Siberia) si stanno sciogliendo paludi congelate da millenni, con altre emissioni di gas''.
Ma perché l'effetto serra si avverte solo adesso? ''All'inizio era quasi impercettibile, poi è andato crescendo. Ma i test nucleari in atmosfera degli anni '50-'70 hanno rinviato il problema, perché
hanno proiettato nell'atmosfera enormi quantità di aerosol, provocando un piccolo inverno nucleare.
Così le temperature hanno smesso di salire. Ora che di esperimenti all'aria non se ne fanno più (la moratoria è in vigore dal 1973) quelle polveri sono ricadute a terra e l'effetto serra è ripreso.
Così in tanti pensano che sia un fatto dei nostri giorni, ma la vera causa è la catastrofe di Tunguska. Quanto all'intervento umano - sostiene Shaidurov - è veramente minimo".
Da Newton
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Tunguska—Un bagliore in cielo
di David Talbott Thunderbolts.info
Link alla pagina originale
Traduzione per www.disinformazione.it da Stefano Pravato
L'evento cominciò verso le 7:15 del mattino del 30 giugno 1908, in una remota regione della Siberia centrale, vicino al fiume pietrificato di Tunguska. Una sfera di fuoco biancazzurra—più intensa del sole, disse qualcuno—attraversò il cielo e poi esplose con la forza di una bomba all'idrogeno di 10÷15 megatoni.
L'esplosione abbatté circa 60 milioni di alberi su un area di 2.000 chilometri quadrati. Solo qualche albero nei pressi del centro dell'esplosione non era bruciato e un anello di alberi bruciati disposti attorno all'epicentro era rimasto in piedi. Il fragore fu accompagnato da un'onda d'urto che gettò a terra le persone e ruppe le finestre in un raggio di centinaia di chilometri.
L'esplosione fu registrata dai sismografi europei e asiatici, e perfino i meteorologi in Inghilterra registrarono variazioni della pressione atmosferica. Il “colpo” sulla pressione atmosferica fece due volte il giro della Terra, e gli astronomi per alcune notti successive osservarono una foschia rossa nell'alta atmosfera, sebbene al tempo non fossero consapevoli della causa. Curiosamente, i resoconti parlano di un cielo notturno chiaro in maniera insolita cominciato la notte prima dell'evento di Tunguska e continuato per parecchi giorni nel seguito.
Nelle settimane successive, i resoconti dicono che i cieli notturni brillavano talmente che la luce che c'era bastava per leggere. Sia lo Smithsonian Astrophysical Observatory che il Mount Wilson Observatory registrarono una diminuzione della trasparenza atmosferica che persistette per parecchi mesi.
Che esperienza ebbe, poi, chi testimoniò all'evento? I resoconti raccolti dallo specialista in minerali Leonid Kulik, russo, nella sua spedizione del 1930 nel luogo dell'esplosione, sono piuttosto convergenti sotto diversi aspetti di dettaglio si da potersi generalmente considerare attendibili. Ecco un estratto dal racconto di una persona del luogo, Semen Semenov:
“Ero seduto in casa per far colazione nella fattoria di Vanavar, volta a nord. [...] D'improvviso vidi che proprio verso nord, sopra la strada per Tunguska di Onkoul, il cielo si era diviso in due e il fuoco appariva in alto e si estendeva sopra la foresta. La spaccatura in cielo si allargò, e tutta la parte nord si coprì di fuoco. In quel momento diventai caldo in maniera insopportabile, come se la mia camicia andasse in fiamme; da nord, dove c'era il fuoco, arrivava un gran calore.
“Volevo togliermi la camicia e buttarla via, ma poi il cielo si richiuse, e si udì un gran boato, e fui scaraventato per qualche metro. Per un attimo persi i sensi, ma dopo mia moglie uscì fuori e mi accompagnò in casa. Dopo di ciò, arrivò un tal fragore, come di rocce che cadevano o di cannoni che sparavano, e la terra tremò, e quando ero a terra, abbassai la testa, nel timore di venire colpito dalle rocce. Quando il cielo si aprì, un vento caldo corse tra le case, come sparato da cannoni, lasciando la traccia del suo percorso sulla terra, e danneggiò alcune coltivazioni. Dopo ci accorgemmo che molte finestre erano in frantumi…”La spedizione di Kulik sul sito dell'esplosione di Tunguska era stata ispirata dalla sua ipotesi che un meteorite gigante avesse colpito l'area e che il ferro rinvenuto avrebbe potuto ripagare il costo della spedizione. Ricevette aiuti dall'Accademia Sovietica delle Scienze. La storia è curiosamente simile a quella dell'investigazione di Daniel Barringer sul Meteor Crater in Arizona—tranne che nel caso di Kulik non si trovò né un meteorite né un “cratere da impatto”.
Comunque, una successiva ricerca dello studioso di mineralogia O. A. Kirova individuò globuli di magnetite e anche varie forme di globuli di silicato all'interno dei campioni raccolti dalla spedizione di Kiril Pavlovich Florensky nel 1958. Migliaia di "piccole sfere brillanti", parecchie fuse assieme, furono trovate conficcate come pallottole per terra e negli alberi. Questo tipo di globuli sono una caratteristica delle enigmatiche particelle prodotte quando i meteoriti entrano nell'atmosfera. (Come noteremo nell'articolo che seguirà, lo studio di tali formazioni lascia molte questioni aperte.) I globuli di Tunguska furono ritrovati disposti su una ellisse piuttosto ben definita, con alte concentrazioni tra 100 e 200 chilometri a nord-nord-ovest dell'epicentro. Florensky suggerì che questa distribuzione si potesse spiegare come fallout dal punto molto elevato in cui avvenne l'esplosione finale.
Oggi molti astronomi attribuiscono le distruzioni a una piccola cometa o asteroide che esplose qualche a chilometro dalla superficie. Qualche stima indica un oggetto di 100 metri di diametro. Secondo i calcoli di Christopher Chyba della NASA Goddard Space Flight Center di Greenbelt, in Maryland, solo una meteorite rocciosa potrebbe esplodere ad un'altezza di 10 chilometri , l'altitudine comunemente convenuta per l'esplosione di Tunguska. Una cometa di quella dimensione si disintegrerebbe molto più in alto nell'atmosfera e causando meno danni.
Eppure gli scienziati stanno ancora dibattendo su alcuni eventi inesplicati e sul fatto che non siano mai stati rinvenuti campioni dell'oggetto “collidente”. "Se un gruppo di esperti non ha trovato l'accordo per quasi cento anni, c'è probabilmente una terza opzione", dice Wolfgang Kundt, un astrofisico dell'Università di Bonn, Germania.
Andrei Ol'Khovatov, un fisico russo indipendente che è incuriosito dall'evento di Tunguska, concorda che la teoria dell'impatto lascia molte domande senza risposta. Indica, ad esempio, come i testimoni parlassero di tempo strano e attività sismica aumentata nell'area, già da giorni prima.
L'assenza di una spiegazione coerente ha ispirato molte speculazioni. Alcune teorie esotiche parlano di un minuscolo buco nero che ha attraversato la Terra , o di una minuscola “bomba” di antimateria. In alternativa viene offerta o l'esplosione di un'astronave aliena o una bomba nucleare, sempre aliena. Alcuni avanzano l'idea che fu Tesla per testare il suo “raggio della morte”. Quale burla scherzosa nel carnevale delle speculazioni, i teorici elettrici si chiedono se la prossima spiegazione offerta sarà un “microscopico pacchetto di neutronio” (il fittizio contenuto delle “stelle di neutroni”).
Sembra che l'investigazione scientifica abbai lasciato irrisolto il mistero dell'infuocata esplosione di Tunguska. Fin dagli esordi, la controversia ha escluso le forze elettriche, le uniche a fornire una soluzione unificata, che non tralasci nessun fatto.
Le persone che propongono la teoria dell'“Universo Elettrico” chiedono che questa nuova visuale del mondo fisico sia giudicata in base alla sua abilità predittiva, alla sua abilità di spiegare tutti i dati rilevanti. In riferimento all'evento di Tunguska essi sottolineano che, diversamente dalle “spiegazioni” precedenti, quella dell'Universo Elettrico non tralascia sostanzialmente nessun dato di fatto.
La potenza straordinaria dell'esplosione in cielo.
L'origine più probabile dell'oggetto che causò l'evento di Tunguska fu la cometa di breve periodo Encke, sorgente riconosciuta dello sciame meteorico Beta Tauridi. Il 30 giugno, lo sciame era al suo massimo. All'interno del modello elettrico delle comete, l'energia rilasciata quando un frammento di cometa collide con la Terra non si limita alla massa e all'energia cinetica del frammento, ma include anche l'energia elettrica dovuta alla differenza di carica tra la Terra e il frammento. L'energia elettrica immagazzinata è quella stessa che spiega la “stupefacente” esplosione accaduta quando la sonda di Deep Impact si è scontrata con la cometa Tempel 1. Questo effetto elettrico implica che i calcoli di massa e velocità del bolide di Tunguska, finora basati unicamente su considerazioni meccaniche, siano stati enormemente esagerati. E questo, ovviamente, ha conseguenze quando si cercano frammenti che abbiano resistito all'impatto.
Ripetute testimonianze di strani suoni prima dell'evento.
Se consideriamo la velocità del suono nell'atmosfera terrestre, i resoconti di strani rumori in anticipo appaiono assurdi. Ma diventano del tutto plausibili quali "suoni elettrofonici" uditi prima o simultaneamente alla vista della brillante palla di fuoco della meteora fino a 100 km di distanza. I suoni elettrofonici vogliono dire conversione diretta, per trasduzione, di energia elettromagnetica di radiazione a bassissima frequenza in suoni udibili (attraverso un medium che può essere tanto semplice come un'otturazione dentale d'oro o un paio di occhiali). Abbondanti resoconti di suoni particolari connessi con meteore, aurore boreali, terremoti e anche test con bombe nucleari sono sufficienti a confermare l'effetto. La causa si comprende anche meglio quale una risonanza naturale di un'estesa scarica di plasma nell'atmosfera terrestre (o nel sottosuolo nel caso di terremoto). Nel caso di una cometa in avvicinamento, il corpo in arrivo è elettrificato rispetto alla Terra.
Il bagliore del cielo prima dell'evento.
Dal punto di vista elettrico, nel sistema solare, i pianeti e tutte le comete hanno rivestimenti di plasma che li isola elettricamente dal plasma solare. Quando due rivestimenti di plasma si "toccano", i due corpi si "vedono" elettricamente per la prima volta. Le comete hanno rivestimenti di plasma che si estendono in diametro per milioni di chilometri. Pertanto, anche alla loro elevata velocità, il loro effetto elettrico può essere percepito giorni prima dell'incontro fisico. In tali circostanze, l'effetto elettrico sulla Terra può dare forma a strane configurazioni di aurora boreale. Anche il “bagliore in cielo” che ha preceduto l'evento di Tunguska potrebbe essere dovuto a frammenti cometari, giacenti sull'orbita cometaria e in anticipo rispetto al nucleo della cometa, che entrando nella stratosfera hanno riflettuto la luce solare ben dopo il tramonto. Naturalmente, la spiegazione solamente “asteroidale” di Tunguska non può spiegare nessuno di questi due fenomeni, o qualsiasi altro segno premonitore dell'avvicinarsi dell'intruso, come spiegato nel seguito.
Resoconti di tempo strano prima dell'evento.
In un sistema solare elettrico, le correnti elettriche che scorrono tra il plasma solare e il pianeta sono i fattori primari che determinano l'andamento del tempo sulla Terra. E' questa la ragione per cui i venti più violenti capitano sui pianeti maggiormente lontani dal Sole, dove il riscaldamento solare è trascurabile. Nettuno, freddo come il ghiaccio, gigante di gas lontanissimo dalla Terra, ha venti di 2.000 km/h ! Ragionando in questi termini, risulta chiaro come un disturbo elettrico possa manifestarsi nella forma di tempo inusuale giorni prima dell'arrivo di una cometa.
Resoconti di strana attività sismica prima dell'evento.
Nuove prove collegano terremoti con l'avverarsi di "fulmini sottoterra". Un piccolo disturbo elettrico della Terra, dovuto all'intrusione di un corpo carico, potrebbe davvero innescare dei terremoti, nella stessa maniera in cui l'attività elettrica delle macchie solari influenza i terremoti.
Effetti geomagnetici prima dell'evento.
Il professor Weber dell'Università di Kiel osservò deviazioni regolari, periodiche e inusuali dell'ago della bussola. Questo effetto si ripeté ogni pomeriggio dal 27 giugno fino al 30 giugno 1908. Le registrazioni sembravano quelle di tempeste geomagnetiche, in genere associate con l'attività elettrica solare. Stavolta era la cometa in arrivo la sorgente più probabile di questo disturbo elettrico. La durata delle tempeste indica che le comete costituiscono una copiosa sorgente di elettroni. Quindi, le comete sono caricate molto negativamente rispetto all'interno del sistema solare. La loro influenza può pertanto diventare grandemente maggiore di quanto suggeriscano le mere considerazioni gravitazionali e inerziali.
Impulso sulla pressione atmosferica globale.
L'atmosfera della Terra costituisce il dielettrico di una capacità le cui due "armature" sono la Terra e la ionosfera. Il disturbo elettrico della cometa causa impulsi di pressione nell'atmosfera prima che la cometa arrivi e, in seguito, anche al suo arrivo. Vale la pena di notare a tal proposito che un gigantesco disturbo ionosferico ha accompagnato il terremoto di magnitudo 9.3 di Sumatra del 26 dicembre 2004. La ionosfera si mosse sussultoriamente di quasi 40 km! E modifiche della ionosfera sono state registrate da 5 a 10 giorni prima di un terremoto.
Mancanza del cratere.
Nel momento del maggior avvicinamento della cometa, avviene una scarica di plasma tra la Terra e la cometa. La cometa si frantuma esplosivamente per gli stress elettrici interni, e tutti i frammenti possono fondersi o vaporizzarsi nella scarica di plasma senza che si formi nessun cratere da impatto. Un fatto interessante è che l'epicentro dell'esplosione di Tunguska coincide quasi esattamente con la bocca di un vulcano del Triassico. I vulcani sono oggetto di attività di scarica elettrica e possono conservare una conduttività elettrica diversa da quella del mantello circostante. Questo fatto può solo accentuare l'argomento che si trattò di esplosione elettrica.
Assenza di frammenti meteorici.
Se dobbiamo affidarci solo alla palla di fuoco e all'attrito con l'aria per scaldare il bolide o per frantumarlo, dovremmo aspettarci di trovare residui di pietre. Per contro, in una scarica di plasma, come detto sopra, tutti o quasi i frammenti cometari si fonderebbero e vaporizzerebbero. Inoltre, "l'epicentro" è solo il punto a terra della scarica di plasma tra la Terra e la cometa. Non si tratta del luogo dell'impatto e non dovremmo aspettarci di trovarvi eventuali frammenti cometari.
Eruzione istantanea di fuoco su centinaia di chilometri quadrati.
La scarica di plasma tra la cometa e la Terra avrebbe innescato nell'atmosfera e a livello del suolo molti effetti del tutto inconsueti, diversi da qualsiasi cosa mai sperimentata dagli abitanti. Oltre alle fiamme avviate tramite radiazione dalla palla di fuoco, altre fiamme accese elettricamente avrebbero potuto iniziare tutte allo stesso momento su un'area molto estesa.
Lampi e tuoni spaventosi nell'incendio.
Lampi inconsueti, come il fuoco di S.Elmo e i fulmini globulari si sarebbero generati sulla superficie della Terra. I lampi sono apparsi anche col cielo completamente terso.
Folata di calore assieme a un'onda d'urto fino a molti chilometri dall'esplosione.
Dovunque abbia luogo la scarica, si verifica un'istantaneo riscaldamento dell'aria e un getto d'aria. I punti raggiunti a terra possono trovarsi a distanza considerevole dalla traiettoria del bolide e dal centro dell'esplosione.
Presenza di microscopiche sferule vetrose su un'area estesa.
Il risultato finale della frammentazione esplosiva, fusione e vaporizzazione del bolide, consiste nella diffusione di sferule vetrose al di là del punto dove è avvenuta la scarica di plasma principale e l'esplosione. La creazione di sferule tramite scarica e fusione elettrica, un effetto comune dei fulmini, è oggi ben dimostrato in laboratorio.
Quasi 100 anni dopo l'evento, gli specialisti stanno ancora dibattendo se l'oggetto che esplose fosse una cometa o un asteroide. I sostenitori della spiegazione cometaria notano la presenza di materiale cometario per terra, in un'area estesa. I sostenitori dell'ipotesi dell'asteroide o meteora osservano che una fragile cometa si sarebbe distrutta troppo in alto nell'atmosfera. La controversia è del tutto irrilevante dal punto di vista elettrico. Comete, asteroidi e meteore hanno le stesse origini e si formano nello stesso modo. E' la mitologia contemporanea delle comete a suggerire che queste siano fragili "palle di neve sporca". Un asteroide abbastanza grande da mantenere la propria carica mentre si muove su un'orbita marcatamente ellittica (come le comete) nel campo elettrico del Sole, diventerà una cometa indipendentemente dalla sua composizione. In effetti, un esempio di ciò è capitato quando l'asteroide Chirone, su un'orbita caotica tra Saturno e Urano, inaspettatamente ha mostrato una coda ed è stato classificato come cometa.
Valutando le contrapposte teorie dell'evento di Tunguska, certe domande devono essere fatte senza pregiudizio alcuno. La teoria considerata spiega tutti i fatti? I fatti sono predicibili con la spiegazione proposta? C'è qualcosa che avremmo dovuto aspettarci e che non è stato trovato? I teorici elettrici confidano che, se la scienza ufficiale abbandonerà il suo sostegno ad una visione elettricamente sterile dell'universo fisico, ormai screditata, le risposte a queste domande risulteranno ovvie.
____________ "La mente è come un paracadute. Funziona solo se si apre" - Albert Einstein
ANTIMATERIA
Ma c’è anche chi avrebbe ipotizzato, alla luce della scoperta dell’animateria, che l’esplosione sarebbe avvenuta a causa di una quantita’ appunto di antimateria compresa tra i 300 grammi e 5 tonnellate, con un diametro compreso tra i 4 e i 100 cm.
La teoria sull’antimateria ci dice che nel caso in cui della MATERIA incontrasse dell’ANTIMATERIA si andrebbe incontro ad annichilazione, la quale produrrebbe una quantità di energia esplosiva impressionante. Ma il problema di questa teoria consiste essenzialmente nel fatto che se ciò si fosse davvero verificato, l’Antimateria cosmica si sarebbe dovuta annichilire già a contatto con la materia presente negli strati alti dell’atmosfera.
questo intendevo..
davvero complimenti.. ottimo lavoro..
ma come mai questo exploit astro-geologico?
____________ Colonia folignate in terra fiorentina..
ANTIMATERIA
Ma c’è anche chi avrebbe ipotizzato, alla luce della scoperta dell’animateria, che l’esplosione sarebbe avvenuta a causa di una quantita’ appunto di antimateria compresa tra i 300 grammi e 5 tonnellate, con un diametro compreso tra i 4 e i 100 cm.
La teoria sull’antimateria ci dice che nel caso in cui della MATERIA incontrasse dell’ANTIMATERIA si andrebbe incontro ad annichilazione, la quale produrrebbe una quantità di energia esplosiva impressionante. Ma il problema di questa teoria consiste essenzialmente nel fatto che se ciò si fosse davvero verificato, l’Antimateria cosmica si sarebbe dovuta annichilire già a contatto con la materia presente negli strati alti dell’atmosfera.
questo intendevo..
davvero complimenti.. ottimo lavoro..
ma come mai questo exploit astro-geologico?
Bhè, io sono da sempre multidisciplinare, mi affascinano tutte le scienze cosiddete naturali, ma anche le tecnologie... insomma che si tratti di meteorologia, climatologia, geologia, oceanologia, paleontologia, astronomia, ecc... insomma... mi interessa un po' tutto
____________ "La mente è come un paracadute. Funziona solo se si apre" - Albert Einstein
Ci ho messo un po' per leggere tutto ma ne è valsa la pena.
Ci sono davvero molte cose curiose e molti meccanismi naturali di cui non avevo mai sentito parlare.
Ho letto, sul numero di Luglio de "Le Scienze" un aggiornamento sulla questione Tunguska.
Dopo diversi studi, ricerche effettuate sul posto (inospitale sia per il clima, per la lontananza dalle aree civilizzate, che per gli sciami di zanzare che hanno tormentato i ricercatori giorno e notte!!) si è "quasi" arrivati alla definitiva conclusione che si sarebbe trattato di un asteroide esploso tra i 5000 e i 10000 metri nell'atmosfera, causando un'esplosione pari a 1000 volte quella di Hiroshima, in cui la quasi totalità del corpo dell'asteroide venne polverizzata e solo un nucleo del diametro di circa 1 metro avrebbe impattato con il suolo scavando un cratere che poi è diventato un lago (lago Ceko).
Le analisi fatte da un'imbarcazione sulla superficie del lago con una sorta di radar descrivono, infatti, la presenza di un piccolo corpo massiccio (l'unico) presente poco sotto il fndale melmoso del lago...
La prossima spedizione cercherà di recuperare il corpo o almeno di estrarne un piccolo campione.
____________ "La mente è come un paracadute. Funziona solo se si apre" - Albert Einstein
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