Citata già nelle Tavole Eugubine (prima redazione del testo VII sec. a.C.)con i nomi di fiçla o meçla, la torta assume anche diverse denominazioni a seconda delle zone: già a Nocera viene chiamata crescia, a Foligno e nel sud dell'Umbria in genere i nostri nonni la chiamavano pizza sotto lu focu perché cotta sotto la cenere...
In realtà, è più facile chiedersi cosa unifichi le varie ricette, e che cosa le distingua dalla piadina romagnola; tutti noi umbri ci irritiamo molto quando i forestieri fanno confusione fra le due.
1) L'impasto non prevede l'aggiunta di grassi, al massimo un filo d'olio. Se ci sono i ciccioli del maiale (gli sfrizzoli) è un'altra cosa, un'altra ricetta (speciale peraltro).
2) La torta non è lievitata. Si escogitano vari sistemi per evitare che sia troppo dura: dal bicarbonato (comune nel perugino, credo) all'idrolitina (più moderna e, dicono, efficacissima), fino all'uso dell'acqua bollente (nella pizza sotto lu focu), alle moderne polveri lievitanti (usate fra l'altro in un impasto già bell'e pronto che per qualche anno era in vendita alla Coop).
3) La torta si cuoce su un apposito testo di pietra o di metallo, scaldato al gas o davanti al camino.
4) Si farcisce con prosciutto, erbe varie lessate e saltate con aglio e olio, formaggi molli (non lo stracchino!), o capocollo.
Mi piacerebbe che su questo topic raccogliessimo le varie versioni cittadine, gli abbinamenti più gustosi e, perché no, anche qualche indirizzo giusto per mangiarla fuori casa.
Quasi quasi m'è venuta fame
