Il premio Nobel italiano costretto a emigrare. «Così il vostro Rubbia studierà in Spagna le applicazioni del solare»
Madrid. «Sì, il professore Carlo Rubbia è qui a lavorare con noi. È un’autorità mondiale nel campo dell’energia solare termodinamica. L’ho invitato in Spagna perché possa sviluppare le sue ricerche ed aiutarci ad ottimizzare questo tipo di fonte energetica, tenendo conto delle condizioni realmente favorevoli create nel nostro paese, che ha scommesso sul futuro del settore».
Juan Antonio Rubio, direttore generale del Ciemat, il principale centro di ricerche energetiche, ambientali e tecnologiche spagnolo, dipendente dal ministero di educazione e scienza, confessa senza riserve che avere al suo fianco il Nobel italiano per la fisica «è un onore ». Di più, «è un onore e una garanzia di successo».
Se il Belpaese volta le spalle a uno dei suoi cervelli più prestigiosi, allontanato dalla guida dell’Enea dopo la sua denuncia sulla ricerca italiana umiliata, la Spagna del miracolo economico, riuscita a tappe forzate a colmare il gap ereditato dai trent’anni di dittatura franchista, lo accoglie a braccia aperte.
Juan Antonio Rubio, in particolare, che di Rubbia è stato consigliere scientifico — «era il mio capo», scherza — quando questi era direttore del Cern di Ginevra. «Abbiamo in comune una lunga storia di collaborazione — spiega — Eravamo assieme anche nell’équipe che ha sviluppato l’amplificatore di energia per l’eliminazione dei residui nucleari. In Italia oggi non esiste il quadro legale adeguato perché il professor Rubbia possa portare avanti il suo progetto, qui in Spagna sì. Ed è naturale che accettasse il mio invito a collaborare».
Da giorni, in veste di assessore scientifico del direttore del Ciemat, il fisico italiano si è installato a Madrid, nei laboratori del centro di 70 mila metri quadrati alla Moncloa, nel cuore della città universitaria.
E in terra iberica realizzerà la prima centrale solare termodinamica industriale che l’Italia gli ha negato. Doveva essere costruita a Priolo, in Sicilia, frutto di tre anni di studi e ricerche condotte da Rubbia per il progetto Archimede, pioniere in Europa, arenato nelle secche dell’immobilismo governativo. Sarà invece realizzata in Almeria dove dal 1977 opera la Piattaforma solare Psa, appartenente al Ciemat, uno dei maggiori centri di ricercad’Europa, dedicato alle tecnologie solari.
L’idea per la produzione di questo tipo di energia, pulita al pari di quella eolica o solare fotovoltaica, si basa sul principio degli specchi-ustori di Archimede.
«Si utilizzano gli specchi per concentrare l’energia solare in cilindri parabolici dove — spiega il responsabile del Ciemat — a contatto con fluidi termici, a temperature elevate, cede l’energia necessaria al funzionamento di una turbina a vapore e, infine, di una grande dinamo che produce elettricità».
Qui in Spagna è chiamata “energia ad alta temperatura” ed è quella sulla quale il paese punta a breve termine nella sua crociata per le fonti alternative.
«Nel marzo dello scorso anno — dice Juan Antonio Rubio — è stata approvata una legislazione speciale per la promozione del solare termodinamico che prevede sovvenzioni del 300% del costo medio per kilowattora, fino a un massimo di produzione di potenza di 500 megawatt.
Sono incentivi destinati alla produzione industriale, per renderla competitiva».
L’esatto contrario, dunque, di quanto è accaduto in Italia dove, secondo la denuncia di Rubbia, pur esistendo l’impianto già precommerciale di Priolo, in larga parte finanziato dalle banche, il solare termodinamico non è stato finora nemmeno equiparato per legge alle altre fonti rinnovabili pulite.
E, riguardo al futuro immediato, il direttore del Ciemat non ha dubbi: «Fra le possibili alternative, consideriamo che questa nuova energia solare, che oggi viene a costare circa due volte e mezzo ciò che costa sul mercato un kilowattora, sia l’unica a poter essere competitiva sul mercato nel giro di 5 anni, potendo costare meno della metà del costo medio attuale delle altre energie verdi. Le tecnologie, sebbene ancora in sviluppo e con la necessità di alcune modificazioni, sono accessibili. Ottimizzando tutti i componenti, dal sistema di controllo degli specchi ai fluidi, possiamo passare alla fase di produzione su scala industriale. Il professore Rubbia ci aiuterà in questo lavoro di sviluppo e ottimizzazione».
L’obiettivo comune per tutti i paesi della Ue, recepito anche nel Piano quinquennale 2005-2010 per il settore approvato dal governo spagnolo a fine agosto, è di portare il contributo delle fonti alternative al 12% dell’energia primaria e al 30% dell’energia elettrica.
Attualmente il paese iberico è attestato su una quota del 7%, in gran parte dovuta all’energia eolica, di cui è il secondo produttore europeo, dopo la Germania. E pensa di raggiungere l’obiettivo affidandosi anche all’ultima novità energetica.
«Ci sono poche fonti energetiche di massa all’orizzonte capaci di far fronte a una buona parte del consumo, limitando la nostra dipendenza dal petrolio — osserva Juan Antonio Rubio — Senza dubbio, a lungo termine, nel giro di 50 anni, la fusione nucleare. In questo momento il carbone è una fonte di massa, e lo potrà essere in futuro se però verrà bruciato in maniera pulita, catturando e sequestrando il CO2 per evitare l’emissione nell’atmosfera.
Non solo per rispettare gli accordi di Kyoto, ma per limitare il surriscaldamento della terra che già sta provocando catastrofi».
A lungo termine, però, secondo lo scienziato, «esistono solo due sorgenti di energia che ci permetteranno di avere energia pulita di massa: il solare nuovo e il nuovo nucleare, magari prodotto dalla fissione non solo sull’uranio, ma sul torio».
«Attualmente — conclude il direttore del Ciemat — il nucleare si scontra col rifiuto dell’opinione pubblica derivato soprattutto dal problema dei residui. Ma se lo si riesce ad eliminare, a dare garanzie di assoluta sicurezza, per di più bruciando un combustibile sostenibile, sono certo che le resistenze cadrebbero».
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"RUBBIA È UN SOMARO". FIRMATO "ER VALVOLA"
Enea: l’ingegnere fantasma bocciò Rubbia
Regis, neo vice-commissario Enea: in Italia non risulta laureato
Rubbia è un somaro, firmato «el Valvola». Ecco la sintesi, povera Italia, del serrato dibattito scientifico sulle sorti dell'Enea.
L'accusa d'esser un «sonoro incompetente » fatta al premio Nobel per la Fisica, ghigliottinato dal governo, parte infatti da un elettricista, già senatore della Lega, promosso per vie misteriose vice-commissario al l'ente per l’energia.
E benedetto dal titolo di «ingegnere» perfino nel decreto di nomina presidenziale senza che l’Ordine degli ingegneri abbia idea di dove si sia mai laureato.
Partiamo dalla coda?
Siamo a metà luglio.
Carlo Rubbia, accusato d’avere un carattere ruvido, di essere insofferente alle osservazioni e di avere fatto traboccare il vaso con un articolo su Repubblica contro il Cda, bollato come «il branco», è sbattuto fuori dall’Enea che, azzerato nei vertici, viene affidato ad una terna. Commissario, su indicazione forzista, è Luigi Paganetto, Preside della Facoltà di Economia a Tor Vergata, vice-commissario Corrado Clini (nell’élite del ministero dell’Ambiente da anni, ben visto da socialisti e An) e l’«ing.» Claudio Regis, appoggiato dal Carroccio.
Il quale, trionfante per l’ascesa nell’Olimpo della scienza, liquida il presidente deposto con parole affilate: «Nessuno mette in discussione l e competenze di Rubbia sulle particelle, ma quando parla di ingegneria è un sonoro incompetente ».
Un giudizio avventato. In linea con la storia dell’uomo. Il quale, quando stava a Palazzo Madama, era stato espulso dall’aula per avere barrito: «Aveva ragione chi invocava la legge Merlin per chiudere questo Parlamento: è un bordello!».
Prima ancora, andando incontro ad una condanna per vilipendio delle istituzioni, era stato, se possibile, più volgare: «I magistrati sono come i maiali: se ne tocchi uno, si mettono a urlare tutti».
Ma chi è quest’uomo magrolino che tratta un premio Nobel come Albert Einstein non tratterebbe l’asino della classe?
Nato a Biella nel 1944, Regis compare la prima volta agli onori delle cronache, locali, nei dintorni di Telebiella, la prima emittente privata del Paese, nata via cavo nel 1971 per iniziativa di Peppo Sacchi. Era allora, stando ai ricordi dei pionieri della tivù, il rappresentante dell’Ampex, il sistema di registrazione videomagnetica che offriva la possibilità di tagliare i tempi morti. Bravissimo nel risolvere ogni problema elettrico,aveva un nomignolo con cui a Il Biellese ancora lo ricordano: «Valvola».
Che fosse laureato in ingegneria era ignoto a tutti.
Sveglio, però, lo era.
E gli amici dell’epoca se ne sarebbero accorti ritrovandoselo prima al comando della Lega biellese. Poi in consiglio comunale. Poi, come dicevamo, a Palazzo Madama.
Dove sarebbe stato ricordato solo per una battaglia contro la messa al bando della fabbricazione delle mine anti-uomo («la questione è stata affrontata in modo demagogico, cedendo all’emotività della pubblica opinione! ») e per il curriculum fornito alla Navicella: «Laureato in ingegneria. Imprenditore. Ha studiato presso l’Ecole Polytechnique. Presidente di una società operante nel settore della ricerca aerospaziale. Esperto di relazioni internazionali».
Dov’è questa Ecole Polytechnique?
Boh...
Relazioni internazionali con chi? Boh...
Fatto sta che per qualche anno l’uomo, non rieletto, esce dalle cronache politiche e resta in quelle giudiziarie. Viene denunciato dai titolari di una ditta edile con la quale aveva fatto un contratto per ristrutturare un palazzetto.
E’ rinviato a giudizio per calunnia del segretario della Lega di Vercelli, Francesco Borasio, che aveva accusato di essersi messo in tasca dei soldi in realtà (l’inchiesta aveva accertato tutto) versati regolarmente al partito.
Viene condannato perfino, pensa un po’, per essersi «impossessato di una sega per marmi».
Insomma: un cursus honorum.
Sufficiente al governo attuale per proiettarlo, nel dicembre 2003, su designazione del ministro dell’Istruzione, nel Cda dell’Enea.
Uomo giusto al posto giusto. Figura nel sito internet dell’ente scientifico come «ing. Regis».
Scrive sulla rivista on-line Kosmos articoli sull’«Idrogeno fonte di energia, realtà o mito», firmandosi «Claudio Regis, ingegnere Enea».
Partecipa a convegni come quello all’università di Fisica di Pisa tra le reverenze degli astanti: «Buongiorno Ingegnere, prego Ingegnere, dica Ingegnere».
Querela gli ex soci definendosi nero su bianco, nell’atto giudiziario, «ing. Regis » e «consigliere del Premio Nobel Rubbia».
Finché, caduto il genio scostante che lui «consigliava », Berlusconi lo nomina vice-commissario dell’Enea confermandogli il titolo perfino nel decreto: «ing. Regis».
Ed è lì che la luminosa carriera s’inceppa.
Indispettita per i trionfi dell’uomo che disprezza, l’ex socia Maria Teresa Ramella Scarlatta segnala ciò che sa (a partire da una lettera dell’Ordine degli Ingegneri di Biella secondo cui l’ingegnere non è ingegnere) a Rocco Tritto, segretario dell’Usi/RdB, uno dei sindacati della ricerca.
Il quale scrive a tutte, ma proprio a tutte, le sedi provinciali dell’Ordine ottenendo sempre la stessa risposta: non ci risulta.
Ma certo, sdrammatizza Regis a Economy che gli dedica 12 righe: non ha studiato in Italia ma alla Ecole Polytechnique di Friburgo.
Però, aggiunge, si considera «comunque un ingegnere a tutti gli effetti». Resta da vedere se, dato che non può legalmente fregiarsi del titolo, lo considerino tale almeno a Friburgo, dove la Scuola d’ingegneria risulta esser stata fondata quando il nostro era già in là con gli anni: nel 1978.
Dettaglio divertente.
Com’è curiosa la foto fatta all’indirizzo di Londra dove il fustigatore di Rubbia risulta essere residente: «Sw3 London-30 Beauchamp Place».
Sapete che c’è, a quell’indirizzo?
La trattoria «La Verbanella».
Specializzata, forse, in fettuccine spaziali e neutroni al ragù.