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Messaggio Interessante sulla "Storia della Neve a Roma"

#1  marvel Mer 15 Feb, 2012 14:54

Neve a Roma

di Fabio Spina 04-02-2012

“La neve per Roma è un fenomeno straordinario, che desta nell’animo degli abitanti un senso di speciale allegrezza, nei bambini soprattutto, che ‘ab antiquo’ si dispensano dalla scuola. Non usi a vedere la campagna ammantata della candida veste propria dei climi settentrionali, piacciono i pittoreschi effetti, e i baloccamenti infantili d’innalzamento di fantocci e di piramidi fantastiche nelle vie della città”. Questa frase non è stata pronunciata dal sindaco Alemanno riguardo la nevicata a Roma del 3 febbraio, si tratta invece di una nota del 1887 del sacerdote scienziato padre Giuseppe Lais (1845-1921), noto gesuita discepolo allievo di padre Angelo Secchi che si occupò, con successo, di meteorologia e astrologia.

Il testo dell’allora Ufficio Centrale di Ecologia Agraria dal titolo “La neve a Roma dal 1741 al 1990” inizia con la seguente osservazione: “La posizione di Roma, ubicata nell’Agro Romano, a poca distanza dal mare ad Ovest, e lontano dall’Appennino verso Est, fa sì che la città risenta particolarmente del clima mediterraneo, in cui le precipitazioni nevose assumono un carattere di eccezionalità. Il verificarsi di una nevicata a Roma, infatti, non è un evento molto frequente, ma neanche così raro come alcuni credono”.


Se negli ultimi secoli la neve a Roma non è stato un evento raro come alcuni credono, cosa accadeva due/tre millenni fa?  All’incirca dal 900 a.C al 300 a.C il clima europeo mutò verso una fase fredda, un periodo caratterizzato da maltempo, inondazioni e due forti avanzate glaciali. All’epoca il livello del mar Mediterraneo  doveva essere circa un metro più basso dell’attuale, ragione per cui attualmente i resti dei porti o di allevamenti di pesci greci e romani sono oggetto dello studio dell’archeologia sottomarina. L’Italia andò coprendosi di foreste, mentre le coste si estesero a causa dell’abbassamento del mare ed al consistente apporto di sedimenti portato dai fiumi (a seguito delle intense precipitazioni ed anche perché all’epoca non c’erano le dighe).


Il primo congelamento del Tevere di cui si abbia notizia è nel 400-399 a.C.;  fu un inverno talmente rigido che a Roma caddero 2,10 metri di neve; riportiamo quanto scritto da Dionigi di Alicarnasso:

“A Roma  vi fu una precipitazione nevosa molto abbondante, e dove la neve cadde in minor  quantità non fu inferiore ai sette piedi. Vi furono alcune vittime, e specialmente la perdita di greggi, mandrie, bestie da soma, alcune per assideramento, altre per impossibilità di nutrirsi. Gli alberi da frutto che non poterono reggere la troppa  neve furono spezzati dal vento o ebbero i germogli avvizziti e non diedero frutto per molti anni. Molte case crollarono e alcune furono travolte, specialmente quelle in pietra durante i cicli gelo-disgelo delle nevi. Non abbiamo nessun’altra notizia storica di calamità di questa portata, né prima né dopo, sino ai giorni d’oggi, a questa latitudine […]Questa fu la prima ed unica volta in cui le condizioni atmosferiche di questa regione ebbero un tale scarto dal livello termico tipico di questo clima.”(in Storia di Roma Antica, XII, frammenti,8,1-3).

Anche Tito Livio descrisse quell’inverno:”Quell’anno fu eccezionale per l’inverno rigido e le nevicate fino al punto da rendere impraticabili le strade e il Tevere non navigabile[…] L’inverno fu severo sia per l’instabilità della situazione meteorologica che improvvisamente alternava le condizioni climatiche, sia perché per qualche altro motivo una grave pestilenza colpì tutti gli animali. Non trovando né la causa né vedendo il limite di questo flagello inarrestabile, su parere del Senato si consultarono i libri Sibillini.”(in Storie, V,13,1-2 e 4-5).

Nel 275 a.C. a Roma cadde tanta neve per quaranta giorni tale da ostruire le strade di Roma e portare il Tevere al congelamento, lo scrive Sant' Agostino (354-430): ”Quell'inverno fu memorabile perché incredibilmente rigido al punto che a causa delle nevi, le quali rimasero a una preoccupante altezza per quaranta giorni anche nel Foro, perfino il Tevere gelò. Se si fosse avuto ai nostri tempi, costoro ne avrebbero dette tante e tanto grosse. Allo stesso modo una straordinaria epidemia, finché infierì, ne fece morire molti. Ed essendosi prolungata con maggiore virulenza nell'anno successivo malgrado la presenza di Esculapio, si consultarono i libri sibillini” (in La Città di Dio, libro terzo, 17.3; nel testo sono molte le calamità descritte).

All’incirca dal 300 a.C a circa il 400 d.C il clima fu caratterizzato da un riscaldamento, spesso a Roma si soffriva il caldo estivo. La causa però più che per il “riscaldamento globale” secondo alcuni era per come la città era stata ricostruita dopo l’incendio del 64 d.C.: ”Secondo qualcuno però, il vecchio tracciato era più salubre in quanto le strade strette e le case alte non lasciavano penetrare altrettanto la vampa del sole: mentre ora quegli spazi larghi, non protetti da un po’ d’ombra, si arroventavano e il caldo era ben più opprimente” (Tacito, Annali, XV, 42-43).


Oltre a divenire le temperature più miti, mediamente le precipitazioni diminuirono; da quanto scrive lo studioso latino Giunio Moderato Columella le piante rilevarono questo cambiamento: ”Molti studiosi degni di fede hanno espresso l’opinione che il tempo e il clima sono mutati[…] di ciò era convinto anche l’autorevole scrittore di cose agrarie Saserna, il quale afferma che le condizioni del clima erano di molto mutate, per cui certe regioni che in precedenza non potevano consentire la crescita di alcune specie di vite e di olivo a causa dei loro rigidi inverni, nel suo tempo erano diventate ricche di pingui oliveti e vigneti, dato che il clima freddo dei tempi passati si era fatto più tiepido e mite” (in De Re Rustica, libro I, 1.2-5).

Columella  inoltre descrisse come i suoi contemporanei si lamentassero del tempo:”Sento spesso i cittadini più illustri che si lamentano ora della sterilità dei campi, ora della variabilità del clima, da lungo tempo ormai sfavorevole all’agricoltura.”(in De Re Rustica, Praefatio, 1). Lo spostamento verso nord, osservato da Columella per l’olivo e la vite, fu rilevato per il faggio da Plinio (in Storia Naturale, XVI, 15 v.36) e Teofrasto (in Delle piante, 3,10): quel tipo di albero un tempo si manteneva alla latitudine di Roma e con il trascorrere degli anni si era spostato in Italia settentrionale.

Il 12 febbraio 2010 è stata l’ultima volta in cui il Colosseo è stato imbiancato dalla neve, il Sindaco allora commentò: «Ce la siamo cavata». Speriamo che stavolta, nonostante la corsa per eseguire gli impegni già previsti per la giornata, si riesca a trovare la volontà per concederci una pausa per apprezzare ciò che probabilmente accadrà intorno a noi, la bellezza del Creato. Speriamo che la neve a Roma desti nell’animo degli abitanti “un senso di speciale allegrezza” proprio come accadeva nel 1887, che più di qualche famiglia si meravigli di ciò che accade e non solo dei disagi.

PS: I singoli eventi meteorologici non hanno alcuna capacità di descrivere e/o provare come è il clima, l’andamento climatico riportato nell’articolo è una sintesi di studi scientifici di climatologia storica.


da http://www.labussolaquotidiana.it/i...a-roma-4403.htm
 




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Messaggio Re: Interessante Sulla "Storia Della Neve A Roma"

#2  moetia Mer 15 Feb, 2012 16:28

E poi al prossimo che mi parla dell'Italia come "paese temperato" li parte un pernacchia colossale  

la descrizione Larousse è piu ponderata e anche ben spiegata...........http://www.larousse.fr/encyclopedie/divers/g%E9ographie_physique_de_lItalie/185422

 
 



 
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Messaggio Re: Interessante Sulla "Storia Della Neve A Roma"

#3  moetia Mer 15 Feb, 2012 16:29

marvel ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Neve a Roma

di Fabio Spina 04-02-2012

“La neve per Roma è un fenomeno straordinario, che desta nell’animo degli abitanti un senso di speciale allegrezza, nei bambini soprattutto, che ‘ab antiquo’ si dispensano dalla scuola. Non usi a vedere la campagna ammantata della candida veste propria dei climi settentrionali, piacciono i pittoreschi effetti, e i baloccamenti infantili d’innalzamento di fantocci e di piramidi fantastiche nelle vie della città”. Questa frase non è stata pronunciata dal sindaco Alemanno riguardo la nevicata a Roma del 3 febbraio, si tratta invece di una nota del 1887 del sacerdote scienziato padre Giuseppe Lais (1845-1921), noto gesuita discepolo allievo di padre Angelo Secchi che si occupò, con successo, di meteorologia e astrologia.

Il testo dell’allora Ufficio Centrale di Ecologia Agraria dal titolo “La neve a Roma dal 1741 al 1990” inizia con la seguente osservazione: “La posizione di Roma, ubicata nell’Agro Romano, a poca distanza dal mare ad Ovest, e lontano dall’Appennino verso Est, fa sì che la città risenta particolarmente del clima mediterraneo, in cui le precipitazioni nevose assumono un carattere di eccezionalità. Il verificarsi di una nevicata a Roma, infatti, non è un evento molto frequente, ma neanche così raro come alcuni credono”.


Se negli ultimi secoli la neve a Roma non è stato un evento raro come alcuni credono, cosa accadeva due/tre millenni fa?  All’incirca dal 900 a.C al 300 a.C il clima europeo mutò verso una fase fredda, un periodo caratterizzato da maltempo, inondazioni e due forti avanzate glaciali. All’epoca il livello del mar Mediterraneo  doveva essere circa un metro più basso dell’attuale, ragione per cui attualmente i resti dei porti o di allevamenti di pesci greci e romani sono oggetto dello studio dell’archeologia sottomarina. L’Italia andò coprendosi di foreste, mentre le coste si estesero a causa dell’abbassamento del mare ed al consistente apporto di sedimenti portato dai fiumi (a seguito delle intense precipitazioni ed anche perché all’epoca non c’erano le dighe).


Il primo congelamento del Tevere di cui si abbia notizia è nel 400-399 a.C.;  fu un inverno talmente rigido che a Roma caddero 2,10 metri di neve; riportiamo quanto scritto da Dionigi di Alicarnasso:

“A Roma  vi fu una precipitazione nevosa molto abbondante, e dove la neve cadde in minor  quantità non fu inferiore ai sette piedi. Vi furono alcune vittime, e specialmente la perdita di greggi, mandrie, bestie da soma, alcune per assideramento, altre per impossibilità di nutrirsi. Gli alberi da frutto che non poterono reggere la troppa  neve furono spezzati dal vento o ebbero i germogli avvizziti e non diedero frutto per molti anni. Molte case crollarono e alcune furono travolte, specialmente quelle in pietra durante i cicli gelo-disgelo delle nevi. Non abbiamo nessun’altra notizia storica di calamità di questa portata, né prima né dopo, sino ai giorni d’oggi, a questa latitudine […]Questa fu la prima ed unica volta in cui le condizioni atmosferiche di questa regione ebbero un tale scarto dal livello termico tipico di questo clima.”(in Storia di Roma Antica, XII, frammenti,8,1-3).

Anche Tito Livio descrisse quell’inverno:”Quell’anno fu eccezionale per l’inverno rigido e le nevicate fino al punto da rendere impraticabili le strade e il Tevere non navigabile[…] L’inverno fu severo sia per l’instabilità della situazione meteorologica che improvvisamente alternava le condizioni climatiche, sia perché per qualche altro motivo una grave pestilenza colpì tutti gli animali. Non trovando né la causa né vedendo il limite di questo flagello inarrestabile, su parere del Senato si consultarono i libri Sibillini.”(in Storie, V,13,1-2 e 4-5).

Nel 275 a.C. a Roma cadde tanta neve per quaranta giorni tale da ostruire le strade di Roma e portare il Tevere al congelamento, lo scrive Sant' Agostino (354-430): ”Quell'inverno fu memorabile perché incredibilmente rigido al punto che a causa delle nevi, le quali rimasero a una preoccupante altezza per quaranta giorni anche nel Foro, perfino il Tevere gelò. Se si fosse avuto ai nostri tempi, costoro ne avrebbero dette tante e tanto grosse. Allo stesso modo una straordinaria epidemia, finché infierì, ne fece morire molti. Ed essendosi prolungata con maggiore virulenza nell'anno successivo malgrado la presenza di Esculapio, si consultarono i libri sibillini” (in La Città di Dio, libro terzo, 17.3; nel testo sono molte le calamità descritte).

All’incirca dal 300 a.C a circa il 400 d.C il clima fu caratterizzato da un riscaldamento, spesso a Roma si soffriva il caldo estivo. La causa però più che per il “riscaldamento globale” secondo alcuni era per come la città era stata ricostruita dopo l’incendio del 64 d.C.: ”Secondo qualcuno però, il vecchio tracciato era più salubre in quanto le strade strette e le case alte non lasciavano penetrare altrettanto la vampa del sole: mentre ora quegli spazi larghi, non protetti da un po’ d’ombra, si arroventavano e il caldo era ben più opprimente” (Tacito, Annali, XV, 42-43).


Oltre a divenire le temperature più miti, mediamente le precipitazioni diminuirono; da quanto scrive lo studioso latino Giunio Moderato Columella le piante rilevarono questo cambiamento: ”Molti studiosi degni di fede hanno espresso l’opinione che il tempo e il clima sono mutati[…] di ciò era convinto anche l’autorevole scrittore di cose agrarie Saserna, il quale afferma che le condizioni del clima erano di molto mutate, per cui certe regioni che in precedenza non potevano consentire la crescita di alcune specie di vite e di olivo a causa dei loro rigidi inverni, nel suo tempo erano diventate ricche di pingui oliveti e vigneti, dato che il clima freddo dei tempi passati si era fatto più tiepido e mite” (in De Re Rustica, libro I, 1.2-5).

Columella  inoltre descrisse come i suoi contemporanei si lamentassero del tempo:”Sento spesso i cittadini più illustri che si lamentano ora della sterilità dei campi, ora della variabilità del clima, da lungo tempo ormai sfavorevole all’agricoltura.”(in De Re Rustica, Praefatio, 1). Lo spostamento verso nord, osservato da Columella per l’olivo e la vite, fu rilevato per il faggio da Plinio (in Storia Naturale, XVI, 15 v.36) e Teofrasto (in Delle piante, 3,10): quel tipo di albero un tempo si manteneva alla latitudine di Roma e con il trascorrere degli anni si era spostato in Italia settentrionale.

Il 12 febbraio 2010 è stata l’ultima volta in cui il Colosseo è stato imbiancato dalla neve, il Sindaco allora commentò: «Ce la siamo cavata». Speriamo che stavolta, nonostante la corsa per eseguire gli impegni già previsti per la giornata, si riesca a trovare la volontà per concederci una pausa per apprezzare ciò che probabilmente accadrà intorno a noi, la bellezza del Creato. Speriamo che la neve a Roma desti nell’animo degli abitanti “un senso di speciale allegrezza” proprio come accadeva nel 1887, che più di qualche famiglia si meravigli di ciò che accade e non solo dei disagi.

PS: I singoli eventi meteorologici non hanno alcuna capacità di descrivere e/o provare come è il clima, l’andamento climatico riportato nell’articolo è una sintesi di studi scientifici di climatologia storica.


da http://www.labussolaquotidiana.it/i...a-roma-4403.htm




Ma è terribile   sto preparando le valigie, presto.......     
 



 
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Messaggio Re: Interessante Sulla "Storia Della Neve A Roma"

#4  marvel Mer 15 Feb, 2012 17:15

moetia ha scritto: [Visualizza Messaggio]


Ma è terribile   sto preparando le valigie, presto.......     


     
Ma che postaccio ti sei scelta!!!  
 




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Messaggio Re: Interessante Sulla "Storia Della Neve A Roma"

#5  moetia Mer 15 Feb, 2012 17:24

Marvel , l'dea dei 7 piedi di neve su Roma mi fa pensare tutto ad un tratto a quel agghiacciante video della Romania che avete postato ieri       potrei morire piuttosto che essere seppellita da tutta quella valanga di neve...e mi domando...ma quando si scioglie....che danni fa alle case?   E poi, non è che dopo si "sgratolano" tenute su da basi di neve ? O ancora: allo scioglimento dal blocco di neve si trovano con il metro e mezzo di acqua in casa o sbaglio?

 Calcolate che , a Roma tutti gli intonachi si stanno staccando dalle pareti delle palazzine e da lati esterni per via del freddo , e a casa mia è "scoppiato" il massello del terrazzo tutto gonfio e spaccato mentre dalla parete condominiale , a cascata, stanno cadendo come assasssini, tutte le cortine dei piani alti della palazzina   e sono stati pochi centimetri per pochi giorni con una tempratura tutavia raramente raggiunta specie di notte....immagino dunque sia la Romania del video   che l'antica Roma del tuo articolo       
 



 
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#6  zerogradi Mer 15 Feb, 2012 17:31

moetia ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Marvel , l'dea dei 7 piedi di neve su Roma mi fa pensare tutto ad un tratto a quel agghiacciante video della Romania che avete postato ieri       potrei morire piuttosto che essere seppellita da tutta quella valanga di neve...e mi domando...ma quando si scioglie....che danni fa alle case?   E poi, non è che dopo si "sgratolano" tenute su da basi di neve ? O ancora: allo scioglimento dal blocco di neve si trovano con il metro e mezzo di acqua in casa o sbaglio?

 Calcolate che , a Roma tutti gli intonachi si stanno staccando dalle pareti delle palazzine e da lati esterni per via del freddo , e a casa mia è "scoppiato" il massello del terrazzo tutto gonfio e spaccato mentre dalla parete condominiale , a cascata, stanno cadendo come assasssini, tutte le cortine dei piani alti della palazzina   e sono stati pochi centimetri per pochi giorni con una tempratura tutavia raramente raggiunta specie di notte....immagino dunque sia la Romania del video   che l'antica Roma del tuo articolo       


Io immagino che siano solo cattivi muratori...  
 




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#7  moetia Mer 15 Feb, 2012 18:01

Lo penso anche io   certo è che persino il Colosseo è stato chiuso per cadute intonaci... e che non sono solo io ad avere questo tipo di problemi... Roma è tutta un cornicione in terra e intonaci sui marcapiedi....potremmo dire che sono "lavoratori frettolosi" che non tengono conto delle variazioni climatiche e dunque si ............cattivi operai  
 



 
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#8  Fede Mer 15 Feb, 2012 18:53

moetia ha scritto: [Visualizza Messaggio]
E poi al prossimo che mi parla dell'Italia come "paese temperato" li parte un pernacchia colossale  

la descrizione Larousse è piu ponderata e anche ben spiegata...........http://www.larousse.fr/encyclopedie/divers/g%E9ographie_physique_de_lItalie/185422

 


....e allora sentiamo questa pernacchia!!!     

Magari in italiano e con le figure è anche più chiaro.....  

http://it.wikipedia.org/wiki/Clima_italiano#Tipi_di_clima

http://it.wikipedia.org/wiki/Classi...tica_di_Köppen

1280px-koppen_world_map


clima

Buon disgelo....  
 




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#9  snow96 Gio 16 Feb, 2012 12:05

moetia ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Lo penso anche io   certo è che persino il Colosseo è stato chiuso per cadute intonaci... e che non sono solo io ad avere questo tipo di problemi... Roma è tutta un cornicione in terra e intonaci sui marcapiedi....potremmo dire che sono "lavoratori frettolosi" che non tengono conto delle variazioni climatiche e dunque si ............cattivi operai  


O appalti al massimo ribasso, o aziende edili che risparmiano sui materiali, o inerte non adatto alla malta. A Palermo moltissimi edifici anni '60-'70 ha gli intonaci delle solette dei terrazzi che si scrostano, per cui hanno attaccato reti su reti per evitare che cadano in testa a quello di sotto. Uno schifo indicibile, degno di Beirut (senza offese per i libanesi). Il clima c'entra poco. A quanto siete arrivati a Roma? A -5°? E si scrostano gli intonaci per -5°?

Comunque anche se fa 8 metri di neve, il rischio è il tetto. Bisogna vedere i carichi di progetto. Per il resto se l'edilizia è buona, non succede niente!  
 




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Messaggio Re: Interessante Sulla "Storia Della Neve A Roma"

#10  Fili Gio 16 Feb, 2012 14:11

tutto molto bello ma... che vol dì il titolo de sto topic!?  
 




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#11  marvel Sab 18 Feb, 2012 19:41

Fili ha scritto: [Visualizza Messaggio]
tutto molto bello ma... che vol dì il titolo de sto topic!?  


Tu dagli il significato che preferisci.  
 




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